Il percorso inizia dal mare per risalire le colline, come in passato erano spesso costretti a fare gli abitanti della marina che scappavano a causa delle ripetute invasioni saracene, trovando rifugio nel vicino feudo di Cannicchio. Partendo dalla chiesa detta “Sancta Maria de laczarulo” si attraversa il paese lungo “Via Vascio” dove si trovavano i rifugi dei pescatori per l’appunto chiamati Vasci (da Bassi), perché locati al di sotto della strada rotabile. Al termine di questo antico passaggio, risalendo sulla via principale che sbuca sulla strada provinciale, nei pressi del bivio per Pollica, troviamo il vecchio sentiero naturale che taglia la collina fino ad intersecarsi nuovamente con la strada che attraversando ci riporta su un altro sentiero in direzione della piccola Chiesa di San Rocco. Oltrepassando la costruzione si sale verso il feudo di Cannicchio, percorrendo l’intero abitato sugli scalini/petenghe ci si ritrova nuovamente sulla strda provinciale in direzione di Pollica fino alla deviazione su di un’altra strada asfaltata, una volta mulattiera. Percorrendo quest’ultima si discende verso la Marina trovandosi poco distante dalla Torre del Caleo e dalla sua piccola e luminosa spiaggia di sassi tondeggianti. Continuando per un po’ sull’asfalto si rientra ad Acciaroli, questa volta via spiaggia in direzione del porto che ci riporterà al punto di partenza sul sagrato della Chiesa Madre.
Tra rocce imponenti, macchia mediterranea e boschi cedui ci si inerpica fino alla vetta di 1131 m s.l.m. dove troviamo l’eremo di “ S.Maria della Stella”, uno tra i più importanti santuari mariani del Cilento e il “Castello Radar”, che costituisce il primo esempio di sistema radar civile progettato dalle industrie italiane. Scendendo per circa un km in direzione N/O incontriamo l’area sacra dei megaliti, tra questi la più nota è senza dubbio la “Preta ru Mulacchio”, opera antropica risalente a circa 2000 anni a.C. Questo monte perfettamente a punta ricorda la forma di una stella marina con le sue cinque propaggini estese in tutti i punti cardinali, grazie alla quale può vantare scorci panoramici di notevole suggestione su tutto il Parco del Cilento e Vallo di Diano a Nord, affacciandosi sulla piana del Sele fino ai Lattari con la sua Divina Costiera. Passando per la vetta il sentiero riscende verso l’antico borgo di San Mauro Cilento costeggiando per buona parte il piano di roccia esposta che offre spettacoli straordinari della costa da Velia a Capo Palinuro, senza escludere la rara e fortuita possibilità di vedere parte della costiera calabra e l’isola di Stromboli al suo estremo Sud.
Partendo dal borgo marinaro di Pioppi si costeggia il lungomare arrivando al così detto “Porto del Fico”, uno dei porti velini appartenenti alla Kora di Velia, sito alla foce del fiume “Mortelle”. Qui inizia il verde sentiero che ripercorre il letto del fiume, ricco di vegetazione, attraverso un zig-zag sulle rocce che affiorano dall’acqua, in alcuni punti protetto da imponenti pareti di rocce stratificate tipiche del “Flysh geologico del Cilento”. In breve tempo si raggiunge la fine del sentiero che termina con la vista di una piccola cascata che alimenta una vasca carsica conosciuta come “pozzo dell’uva nera “, probabilmente per via della folta presenza del “Capelvenere”, una felce tipica degli ambienti umidi e ombrati che durante la sua fase finale appassisce, assomigliando così a grappoli di uva nera. Anticamente le donne cilentane, raccoglitrici di lino, si recavano in questo luogo per la prima fase di lavorazione del raccolto, che consisteva nel mettere a bagno in acqua stagnante il prodotto per ammorbidire la fibra.
Camminando lungo il ponte che porta alla storica piazza intitolata a Matteo Mazziotti, figura di rilievo storico politico del Risorgimento Italiano, si può ammirare l’eleganza senza tempo del palazzo omonimo, dichiarato Monumento Nazionale. Da qui si continua fino alla fontana pubblica per discendere lungo Via Velino, un’antichissima strada che collegava il paese a Velia, dove si vocifera vi abitassero fate e munacielli, e perfino le streghe provenienti da nord che pare sostassero alla “Fontana di Valle” per i loro sabba. Ed è qui, a Valle, dove termina il borgo abitato che parte l’antico sentiero comunale, avvolto da rovi di rose e more selvatiche. Si scende sempre più giù attraverso una mulattiera sterrata che in breve diventa un susseguirsi di scalini lastricati, corredati da laboriosi muretti a secco che con sforzo resistono al tempo, sotto l’ombra fitta di corbezzoli e querce. Arrivati giù in fondo sul Versante del Fico del Torrente Mortelle, tra fiori di Acanto e giganti foglie di Farfaraccio, si distingue tra la fitta vegetazione un vecchio ponte dei primi anni Venti. Superato il ponte comincia la risalita sul versante opposto dell’impluvio, attraverso un sottobosco terrazzato che pian piano si dirada tra oliveti secolari e ruderi silenziosi e si ricongiunge ad una larga mulattiera che ci riporterà a Celso concludendo il percorso sul panoramico sagrato della Chiesa dell’Assunta in un passaggio temporale tra pagane e sacre credenze.
Partendo da Cannicchio si ci inoltra nella zona detta “U’ MONACO” prima su asfalto e poi su sterrata che pian piano rivela la sua identità di mulattiera, là dove altri mezzi non arrivano. All’improvviso tra rocce e muretti, macchia e oliveti appare imponente l’alto campanile della chiesa di San Nicola che ci indica l’arrivo a Galdo. Proprio a partire da questo storico edificio ebbe inizio lo sviluppo del borgo verso l’alto, ed è risalendo la collina attraverso scale e vicoli caratteristici che troviamo il “caffè letterario”, unico ritrovo del paese. Poco distante dal Caffè si trova la salita che conduce al punto più alto del borgo per poi scendere sulla vecchia via comunale che in breve ci porta a Celso. Per entrare nell’affascinante e magico borgo di Celso si percorre un lungo ponte che finisce sotto l’arco di Palazzo Mazziotti dichiarato Monumento Nazionale, per aprirsi nell’omonima piazza dove il tempo sembra essersi fermato. Continuando lungo la via principale si arriva ad una piccola fontana pubblica, dove inizia via Velino, nella quale si dice vivessero fate e Monacielli , di sicuro era la via che collegava Celso a Velia, da cui prese il nome. Da qui si arriva ai piedi del paese che termina con la “fontana di Valle”, dove sembra sostassero le streghe per i loro sabba, e dove gli abitanti ogni anno allestiscono un presepe intrecciando credenze pagane a tradizioni sacre che avvolgono questo luogo in un alone di mistero. Da qui parte la mulattiera che ci collega a Pollica, che girando intorno al colle “Serra di Mulino a vento” termina nei pressi del Convento di Santa Maria delle Grazie. Da cui ci s’inoltra nel paese dove sovrasta il Castello dei Principi Capano, tappa obbligata di questa escursione. Dopo la visita si ritorna verso la parte bassa del Comune attraverso una stretta via murata che discende nella vegetazione costeggiando orti e oliveti fino ad arrivare alla strada carrabile che ci riporta a Capo Cannicchio e il punto di partenza per concludere il nostro anello dei borghi.